Spazio Stampa Cronaca
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Sarà assegnato venerdì 25 gennaio a Gianluigi De Stefano, per un documento con il quale ha ricostruito la vita e le vicende legate alla prematura morte di Giancarlo Siani, giovane pubblicista napoletano assassinato nel 1985 a seguito delle sue inchieste sulla criminalità organizzata in Campania, il premio giornalistico nazionale Mario Francese 2008.
Siracusa, un parco per Mario Francese
Un giardino botanico di circa 3mila metri quadrati intitolato a Mario Francese, il giornalista siracusano del Giornale di Sicilia ucciso da Cosa nostra a Palermo per le sue coraggiose inchieste sugli interessi economici dei corleonesi. Così l’amministrazione comunale, su decisione del sindaco, Giancarlo Garozzo, ha deciso di ricordare in maniera ancora più degna il cronista che ha pagato con la vita il suo attaccamento alla professione.
Il parco è stato realizzato accanto a Casina Cuti, nei pressi della zona archeologica, e sarà inaugurato lunedì prossimo, 26 gennaio, giorno del 36esimo anniversario dell’omicidio, alla presenza di Giulio Francese, figlio di Mario anche lui giornalista, e della sorella Maria. Alle 10,30, il sindaco Garozzo accoglierà inoltre il prefetto, Armando Gradone, i vertici delle forze dell’ordine e altre autorità.
Mario Francese fu ucciso mentre rincasa dopo una giornata di lavoro. Per quel delitto sono stati condannati in via definitiva alcuni componenti della cupola di Cosa nostra dell’epoca (Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Raffaele Ganci e Francesco Madonia) e l’esecutore materiale, Leoluca Bagarella. Nella motivazioni della sentenza, i giudici hanno evidenziato le doti umane, professionali e civili del giornalista siracusano e la capacità di anticipare, con le sue inchieste, i filoni investigativi di magistratura e forze dell’ordine.
Il giardino botanico “Mario Francese”, approvato dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali, riqualifica una vasta area attorno alla biglietteria del parco archeologico, un passaggio obbligato per i turisti italiani e stranieri. Sono state impiantate, oltre al prato, più di 40 specie fra arbusti, piante erbacee perenni, stagionali, rampicanti, officinali e aromatiche. Inoltre, è in fase di completamento una vasca per le piante acquatiche.
Infine, in un sito Internet è stata realizzata una mappa interattiva con foto del posto e immagini delle piante presenti.
Siracusa, fatta a pezzi targa Mario Francese. 2014
Ignoti hanno divelto e danneggiato a Siracusa, la lapide posizionata in Largo Leonardo da Vinci in ricordo di Mario Francese, il cronista siracusano del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia in un agguato a Palermo il 26 gennaio 1979. La lapide, posizionata diversi anni fa su sollecitazione dei giornalisti siracusani, è stata staccata dal sostegno metallico sulla quale è fissata e quindi spaccata in più punti. Nella lapide sono rappresentate in modo stilizzato due pagine di giornale aperte all’interno di una delle quali c’è l’incisione:”A Mario Francese, giornalista, vittima della mafia”. La lapide che si trova a poche centinaia di metri dal comando provinciale dei carabinieri, è il luogo dove ogni anno i giornalisti siracusani si ritrovano il 26 gennaio, in occasione dell’anniversario dell’uccisione, per una sobria cerimonia commemorativa – spesso alla presenza della sorella del cronista Maria Francese che vive a Siracusa – e la deposizione di un omaggio floreale. Il presidente
del Gruppo siciliano dell’Unci, Leone Zingales, ha invitato le forze dell’ordine “a fare luce sull’episodio e individuare i responsabili dell’ignobile atto vandalico”.
L’Ordine dei giornalisti di Sicilia esprime la propria più ferma condanna ed esecrazione per il danneggiamento della lapide che, a Siracusa, città natale del collega, ricorda il sacrificio di Mario Francese, il cronista del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979 a Palermo. Che si tratti di un’intimidazione mafiosa o, come appare più probabile, di un ignobile atto vandalico, rimane la gravissima offesa alla memoria di Mario, simbolo e riferimento professionale autentico per tutti i giornalisti siciliani, cronista di razza al quale l’Ordine dedica annualmente un Premio di giornalismo. Ci auguriamo che l’amministrazione comunale di Siracusa voglia ripristinare al più presto la lapide e che le forze dell’ordine individuino e segnalino alla magistratura i responsabili di questo gesto inqualificabile.
È intervenuto anche il sindaco di Palermo e presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando,esprimendo la propria condanna "per l'incivile danneggiamento a Siracusa della lapide che ricorda il sacrificio del giornalista Mario
Francese". "Si tratta - ha detto Orlando - di un ignobile atto vandalico contro una straordinaria persona che ancora oggi è punto di riferimento per tutti i giornalisti. Grande solidarietà e affettuosa vicinanza esprimiamo, inoltre, alla famiglia del giornalista ucciso dalla mafia, sottolineando il grande impegno e l’indiscussa professionalità che hanno sempre contraddistinto l’operato di Mario Francese. Un martire della verità che ha dedicato la sua vita da professionista libero alla lotta contro la mafia".
Siracusa riscopre il suo Mario
“Mario Francese è stato un siracusano coraggioso, che ha pagato nel maniera più cara, con la vita, il suo impegno professionale e il suo amore per la verità. Per questo siamo orgogliosi di dedicargli questo giardino botanico”. Lo ha detto il sindaco, Giancarlo Garozzo, nel corso della cerimonia di intitolazione al cronista del Giornale di Sicilia del nuovo spazio verde realizzato dal Comune accanto alla biglietteria del parco archeologico. La manifestazione coincide con il 36esimo anniversario del delitto (il 26 gennaio del 1979), avvenuto a Palermo in viale Campania mentre il giornalista rientrava a casa dopo una giornata di lavoro.
Una cerimonia organizzata con la collaborazione dell'Associazione siciliana della stampa e dell'Ordine dei giornalisti e seguita dal pubblico in silenziosa partecipazione, alla presenza del figlio di Mario Francese, Giulio anche lui giornalista, e dell'anziana sorella Maria. Hanno partecipato il prefetto, Armando Gradone, il questore Mario Caggegi, i comandanti provinciali dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, Mario Perdichizzi e Antonino Spampinato, i rappresentanti dei coordinamenti regionale e provinciale delle associazioni antiracket, Mauro Magnano e Paolo Caligiore, gli assessori al Verde pubblico e alla Polizia municipale, Teresa Gasbarro e Antonio Grasso, e alcuni consiglieri comunali. La cerimonia è stata coordinata dal segretario provinciale dell'Assostampa, Damiano Chiaramonte, che ha ricordato una lettera del 2007 con la quale l'ex Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, indicava Mario Francese come esempio meritevole di essere indicato ai giovani.
“Avevamo preso – ha detto il sindaco Garozzo – l'impegno con i siracusani e con la famiglia Francese di incontraci oggi per questa intitolazione e l'impegno è stato rispettato. Mario Francese dà il nome ad uno dei luoghi più importati della città, da cui passano ogni anno centinaia di migliaia di persone. In questa maniera, il coraggioso cronista siracusano sarà conosciuto dai visitatori italiani e stranieri che frequenteranno questi luoghi ricchi di storia e di fascino”.
“Mio padre – ha detto Giulio Francese – è cresciuto professionalmente a Palermo ma non ha mai smesso di essere siracusano, conservando anche il suo accento di origine. Per questo ho deciso di essere qui oggi e non alla cerimonia che si tiene a Palermo, dove non sono mai mancato. Ho sempre desiderato creare un ponte ideale tra queste due città nel nome di Mario Francese e spero che questo desiderio possa essere realizzato a partire da oggi”. Poi Giulio Francese ha ringraziato il sindaco per l'intitolazione e per la tempestività con la quale, lo scorso settembre, il Comune riparò e ricollocò nella sua sede lapide intestata al padre e che da oggi è stata collocata nel parco archeologico.
Mario Francese, come hanno stabilito i processi in cui furono condannati i suoi aguzzini, fu ucciso da Cosa nostra a Palermo per le sue coraggiose inchieste sugli interessi economici dei corleonesi, articoli capaci di anticipare verità che solo anni dopo sarebbero state consacrate dalla aule giudiziarie. “Lo faceva da uomo normale – ha detto ancora il figlio – senza frequentare gli ambienti dell'antimafia, e per questo lavoro alcuni colleghi lo consideravano un visionario”.
Alberto Cicero, segretario regionale dell'Assostampa, ha evidenziato il valore simbolico del lavoro di Mario Francese: “Il nostro solo dovere è di dire la verità e dobbiamo farlo per tenere fede alla professione. Egli pagò con la vita questo attaccamento al dovere ed è bene ricordarlo oggi che tutto il mondo parla di libertà di stampa”.
Aldo Mantineo, in rappresentanza dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, ha portato il saluto del presidente, Riccardo Arena, e ha sottolineato l'impegno dei giornalisti siracusani per ricordare sempre in maniera degna il cronista ucciso. “Oggi – ha detto – stiamo vivendo un bel momento civile. Ricollegandomi alle parole del presidente Napolitano, è significativo che la lapide commemorativa, per 20 anni posizionata in piazza Leonardo da Vinci, si trovi ora in una zona attraversata ogni anno da centinaia di scolaresche e migliaia di giovani”.
Il giardino botanico, progettato dal Comune e approvato dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali, riqualifica un'area di 3mila metri quadrati attorno alla biglietteria del parco archeologico. Sono state impiantate, oltre al prato, più di 40 specie fra arbusti, piante erbacee perenni, stagionali, rampicanti, officinali e aromatiche. Inoltre, è in fase di completamento una vasca per le piante acquatiche.
Quasi in contemporanea si è svolta a Palermo, in viale Campania, la consueta cerimonia nel luogo nel luogo in cui Mario Francese fu assassinato da un commando mafioso a poca distanza dalla sua abitazione il 26 gennaio 1979. Alla cerimonia, organizzata dall'Unci Sicilia, era presente la vedova del cronista, signora Maria con i figli Fabio e Massimo, oltre al sindaco Leoluca Orlando, il presidente regionale dell'Assostampa, Giancarlo Macaluso, il presidente dell'Unci Sicilia, Leone Zingales, il presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena, e i consiglieri dell’Ordine Giovanni Villino e Salvo Li Castri. "La figura di Mario Francese – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – ancora oggi è chiaro e valoroso esempio di libertà e professionalità, che ha mostrato quanto importante sia l'impegno di tutti e di ciascuno, quale che sia la sua formazione ideologica e quale che sia il suo impegno professionale”.
"Si è rinnovato l'appuntamento con il ricordo di un grande cronista che, per primo, - ha dichiarato Leone Zingales, presidente dell'Unci Sicilia - svelò gli intrecci tra mafia corleonese e comitati d'affari palermitani in un periodo in cui non era sta ancora pienamente focalizzata la figura criminale del boss Salvatore Riina.
Nel nel suo interventi Il presidente dell'O redine dei giornalisti Arena ha inoltre preannunciato che lo svolgimento del premio Francese si terrà il 9 febbraio al liceo Vittorio Emanuele II di Palermo con la partecipazione dei due attori e comici palermitani Salvo Ficarra e Valentino Picone.
Siracusa e Palermo ricordano Francese, cronista di “occhi testa e gambe”.
“Studia bene le carte e parla con la gente”. Circa mezzo secolo fa è quello che il siracusano Mario Francese consigliava al giovane cronista Marcello Sorgi, prima che l’allievo lasciasse l’isola per diventare una delle firme del giornalismo italiano, e quello del maestro diventasse “il primo assassinio di mafia strettamente legato a un’inchiesta giornalistica“. Sono passati 42 anni da quel 26 gennaio in viale Campania, quando i killer dei corleonesi freddarono il redattore che si occupava di giudiziaria per il Giornale di Sicilia. Il primo a cadere per aver capito che quei “viddani” spregiati dai clan dei mandamenti storici, stavano conquistando il capoluogo isolano. E fra gli ultimi a essere strappato dall’oblio, grazie alla tenacia della sorella Maria e alla memoria della redazione provinciale del quotidiano. Questa scuola di vita e di mestiere ora non c’è più, smantellata dall’epidemia di miopia imprenditoriale che ha colpito l’editoria. E’ rimasta però la generazione di “biondini” che hanno fatto bianchi i capelli seguendo l’insegnamento del collega caduto. Assostampa e Unione cronisti li riuniscono una volta l’anno, davanti le lapidi che lo ricordano. Stanno una a Siracusa, dov’è nato e ha battuto i primi articoli. E l’altra a Palermo, dove le sue inchieste gli hanno fatto guadagnare fama e perdere la vita.
La cerimonia a Siracusa
“E’ proprio questo modo di fare giornalismo d’inchiesta che ho sempre ammirato, e cercato di trasportare nella mia attività professionale”, dice Giusi Scaduto durante la commemorazione mattutina a Casina Cuti. Negli elenchi dell’Ordine figura sotto la voce “pubblicisti“, ma delle cronache è soprattutto protagonista come prefetta di Siracusa. Nonostante la “zona rossa rafforzata” per il contrasto al Covid, ha appoggiato con convinzione la richiesta del segretario provinciale di Assostampa per non far mancare questo appuntamento con la memoria antimafia, proprio all’ingresso del teatro greco. “In tempi dove facciamo i conti con la paura, stiamo scoprendo anche il valore del coraggio di chi si è messo in gioco la vita”, dichiara Prospero Dente, prima di deporre un sobrio mazzo di fiori. Che poi andrà a onorare la tomba di Maria Francese, scomparsa due anni fa. E ricordata dalla locale sezione Unci “come un punto di riferimento del giornalismo siracusano, esempio di come il lavoro di un vero cronista sopravviva nel tempo nonostante la voracità delle breaking news“.
Per la sobria e “distanziata” celebrazione siracusana arriva anche il sindaco Francesco Italia, sorpreso che la commemorazione non sia stata annullata per pioggia. Sono presenti anche i vertici delle Forze dell’ordine, niente affatto sorpresi dalla caparbietà dei cronisti. L’altro Ordine presente, quello dei giornalisti, c’è con il consigliere regionale Santo Gallo. Che ai suoi esordi come corrispondente del Giornale di Sicilia aveva conosciuto Mario Francese, e ora ne ricorda il rituale commiato quando lasciava la redazione:“Uomini del Colorado, vi saluto e me ne vado”. Perché anche quando si firmano inchieste da far tremare i polsi, ricorderà Sorgi qualche ora dopo, “nelle redazioni di una volta c’era un clima di goliardica allegria”.
Adesso di redazioni ce ne sono poche e niente, mentre il precariato imperante lascia poco spazio alla goliardia. Però, ricorda l’editorialista della Stampa, anche in tempi di smart-working “il buon giornalismo è frutto di un lavoro fatto con gli occhi, la testa e le gambe”. Deve scappare a seguire la crisi di governo, ma prima di chiudere il collegamento consegna la lezione imparata dal vecchio maestro assassinato: “Non solo leggere le carte, ma studiarle e ragionarci sopra”. L’online incubatore del deleterio copia-incolla che ha cancellato “il lavoro fatto consumando le suole”, è anche lo strumento che permette forma più ampia alle commemorazioni ridotte in presenza. E’ grazie alla rete che le contemporanee cerimonie di Siracusa e Palermo poi si fondono nel corso di formazione, dove può ricordare “i colleghi che sono morti per affermare un principio di civiltà”. Uno streaming dove “la storia che è memoria” – commenterà alla fine la docente liceale Elvira Siringo – diventa “soprattutto la radice che sostiene e nutre il presente”.
La manifestazione di Palermo
Un “presente” dell’assassinio Francese, che nella commemorazione palermitana assume significati ancora più densi. “Una grande partecipazione emotiva”, ammette Roberto Ginex, segretario regionale di Assostampa. Infatti, racconta il comunicato dell’Unci, alla cerimonia che si è svolta sul luogo dell’agguato “erano presenti i figli del cronista ucciso, Massimo e Giulio, presidente regionale dell’Ordine”. Un’iniziativa, “organizzata dal Gruppo cronisti sicilianidell’Unci, come accade dal 2006“, cui hanno preso parte “il sindaco Leoluca Orlando, e il segretario dell’Anm di Palermo, Giuseppe De Gregorio“. Oltre al prefetto, ai vertici delle Forze dell’ordine, nonché i “rappresentanti dell’Esercito e della Croce rossa“. Nel capoluogo dell’isola sente il dovere di presenziare pure il Giornale di Sicilia, col direttore Marco Romano. Del cronista freddato dalla mafia, Peppino Lo Biancosottolinea “lo straordinario esempio di professionista avulso da compiacenze e compromessi; resta un limpidissimo simbolo per chiunque voglia fare il giornalista in Sicilia”. Il presidente del Gruppo siciliano dell’Unci spiega che “a 42 anni dal delitto lo ricordiamo non solo per la sua capacità di collegare nomi e fatti, propria di un giornalismo investigativo coraggioso e solitario, ma anche per la sua inesauribile passione civile per la verità, coltivata pure nei confronti dell’omicidio di un altro collega, Cosimo Cristina“.
Leone Zingales 15 anni fa propose al Comune di Palermo la collocazione di un cippo per ricordare Francese sul luogo dell’agguato, perché non c’era nulla di tangibile a rievocare quell’omicidio eccellente che già da tempo era commemorato nella “periferica” Siracusa. “Per la prima volta, nel giorno dell’anniversario manca la moglie Maria Sagona, mamma di Giulio, Fabio, Massimo e Giuseppe, che ci ha lasciati poco tempo fa”, ricorda l’ex presidente dell’Unci Sicilia. “Ricorderemo sempre questa donna forte, composta, mai sopra le righe; così come ricorderemo sempre Giuseppe, il più piccolo dei figli, che ha contribuito con le sue ricerche al lavoro degli inquirenti per fare luce sul caso”. Un caso che ha impiegato anni per uscire dal dimenticatoio.
Il seminario on line
“Perché non facciamo un mestiere qualsiasi”, sottolinea il figlio, parlando da presidente dell’Ordine regionale durante il seminario online. Era “un lavoro importante ed essenziale” prima, quando il papà cadde qualche mese dopo averlo iniziato alla professione. E lo è adesso, “che ha dimostrato di essere un argine alle fake news“. Le quali, a volte, sono solo una faccia del problema. L’altra è quella denunciata da Alberto Cicero, presidente dell’Assostampa siciliana. “Non sempre dalle istituzioni arrivano informazioni corrette. Pudore? No, omertà. Viene calpestato il diritto a essere informati, nonostante la necessità della società ad accedere alla verità”.
Quello organizzato da Assostampa Siracusa è un corso valido per i crediti della formazione professionale. Per questo diventa particolarmente significativa la presenza fra i docenti di due giovani, che giornalisti non sono. Almeno per quello che si intende secondo i canoni di legge. Secondo i canoni etici della professione, invece, qualcosa hanno da insegnare a tutti. Il liceale Andrea Campanelli cura il blog scolastico “La voce del Gargallo“. Il primo articolo è stato proprio una intervista a Giulio Francese, preparata da una meticolosa ricerca sulla storia e il lavoro del padre Mario. Ora, con la sicurezza di chi ci mette la faccia dopo averci messo la firma, del cronista assassinato ricorda “la lungimiranza: caratteristica dei più grandi, soprattutto nel giornalismo”. Mario Francese ci ha visto così lontano su cosa accadeva con la mafia siciliana, che oggi il presidio siracusano di Libera è intitolato a lui. “Nella scelta della vittima c’è il programma del lavoro da portare avanti”, spiega il responsabile Giacomo Carpinteri. Sottolineando che “conosciamo la realtà attraverso i giornalisti”, avverte chiaramente il pericolo delle intimidazioni ai cronisti. Non solo quelle che “avvengono con atti criminali, che sono riconoscibili, ma pure quelle con lo strumento più insidioso delle querele“.
Scuola Mario Francese a Marineo
Quella del primo dicembre è una giornata che rimarrà scolpita nella mia mente e nel mio cuore. Non solo per l’intitolazione a mio padre, Mario Francese, dell’Istituto comprensivo di Marineo, prima scuola a portare il suo nome, ma per le emozioni che mi hanno regalato la preside, gli splendidi insegnanti e sopratutto i ragazzi. L’unica parola che mi sento di aggiungere è solo grazie. Grazie di cuore. E voglio condividere con tutti la bellezza di alcuni pensieri che i ragazzi hanno dedicato al mio papà.
Miriam, 13 anni.
“Caro Mario Francese, sei stato un uomo coraggioso, onesto, un giornalista che combatteva contro la mafia. Nei tuoi articoli si leggeva tutta la verità, quella verità che nessuno osava dire o scrivere. Per questo motivo la mafia ti ha ucciso la sera del 26 gennaio 1979, per spegnere la voce che rompeva il silenzio. Ma nonostante sembra che la mafia abbia vinto, la tua morte non è rimasta vana. Il tuo coraggio e il tuo impegno civile di giornalista che compie il suo lavoro vivranno per sempre perché noi ti ricordiamo e leggiamo i tuoi scritti. Abbiamo dedicato la scuola in tuo onore. Porterà il tuo nome. Noi che frequentiamo questa scuola possiamo ispirarci a te e seguire il tuo esempio nella vita di ogni giorno, affrontando le paure, avendo il coraggio di parlare e di rompere il silenzio.
Così la mafia ha perso e tu hai vinto”.
Arianna, 13 anni.
“Mario Francese, anche se ora non ci sei più, vivi in noi e noi ti promettiamo di tramandare la tua storia e le storie di coloro che, dicendo la verità, sono morti ingiustamente. Le storie di coloro che hanno lottato per la verità e hanno vinto”.
Nicoletta, 13 anni.
“Mario Francese, tu hai lottato contro di loro, contro i mafiosi, e adesso noi saremo le voci che porteranno avanti la tua verità, la verità vera”.
Gioele, 12 anni.
“La mafia fa schifo; la mafia è vigliacca perché uccide sempre alle spalle. Ciao Mario Francese, sei un uomo da ammirare”.
Pietro, 12 anni.
“Mario Francese era un uomo onesto, sempre alla ricerca della verità; andava avanti per la sua strada senza alcun timore perché l’unico suo obiettivo era portare alla luce la verità. Lui ha dimostrato di non avere paura di scrivere ciò che tutti sapevano, ma che nessuno aveva il coraggio di raccontare. Il suo esempio, il suo coraggio e le sue idee continueranno a vivere”.
Desirée, 11 anni.
Mario Francese, un uomo abile e coraggioso cha ha saputo rendere giustizia alla verità di ogni libero cittadino”.
Beatrice, 12 anni.
“Caro Mario Francese, averti conosciuto, anche se non fisicamente, mi ha permesso di capire quanto sia importante dire la verità a qualsiasi costo. La tua tenacia, il tuo coraggio e la tua sincerità saranno per noi un esempio per la vita”.
Sofia, 12 anni.
“Anche nelle piccole cose, a scuola, in famiglia, con gli amici, quante volte ci capita di far finta di non vedere…Oggi sono più consapevole che, se vogliamo vivere in una società migliore, dobbiamo essere coraggiosi e coerenti con le nostre idee, vedendo anche dove è scomodo”.
Aurora, 11 anni.
“La storia di vostro padre mi ha fatto riflettere e mi ha insegnato che bisogna essere forti davanti alle disgrazie della vita e che la verità è importante. Ho sempre odiato la mafia, anche se non l’ho mai vista di presenza e spero di non vederla mai! Un grande saluto e un forte abbraccio”.
Sebastiano, 11 anni.
“Sono felicissimo che la nostra scuola sia stata intitolata a vostro padre perché così nessuno dimenticherà la sua storia. La storia di vostro padre mi ha commosso. Bisogna essere un uomo coraggioso: vostro padre lo era e lo sarà sempre, anche da lassù”.
Ludovica, 11 anni.
“Caro Giulio, ti scrivo questa lettera per esprimere dei sentimenti che parlando non riuscirei a tirare fuori. Scusa se non sarò capace di esprimere tutto quello che ho provato e che devo ancora provare. Mario Francese amava dire e scrivere nelle sue pagine di giornale la verità e non pensava a quello che poteva succedergli. Sono felice che la nostra scuola sia intitolata a un giornalista siciliano. E che abbiamo l’onore di averti oggi con noi. Un caloroso abbraccio”.
Quella luce negli occhi quel bisogno di verità
Protagonista il giornalismo d'inchiesta
PALERMO - Una serata per ricordare Mario Francese e per celebrare quei giornalisti che continuano sulla scia di quel giornalismo di inchiesta che costò la vita al cronista ucciso da Cosa nostra nel 1979. La sedicesima edizione del Premio Mario Francese è andata in scena al Nuovo Montevergini di Palermo, nell’ambito del programma del Festival della Legalità.
IMG 3791-624x300Per l’edizione 2012 la scelta è caduta su Franco Oddo e Marina De Michele, rispettivamente direttore e vicedirettore de “La civetta di Minerva”, piccolo giornale siracusano – cartaceo e online – che, grazie alla caparbietà delle sue inchieste, ha approfondito e fatto emergere uno scandalo su possibili commistioni di interessi tra magistratura e avvocatura, sfociato nell’allontanamento da Siracusa, da parte del Csm, del procuratore della Repubblica e di un sostituto. Grandi applausi per i due giornalisti, che hanno ricordato le difficoltà nelle quali si sono dovuti muovere per portare avanti l’inchiesta. “Quest’anno abbiamo voluto premiare dei giornalisti che hanno fatto il loro mestiere con indagini documentate che non hanno guardato in faccia il potere”, ha detto sul palco il presidente dell’Ordine dei giornalisti Riccardo Arena. Nel consegnare il premio, Giulio Francese, figlio di Mario, ha sottolineato l’importanza della solidarietà verso i cronisti che si espongono: “Muore chi viene lasciato solo”, ha detto, ricordando la vicenda di suo padre.
Una menzione d’onore e una speciale in questa edizione 2012 sono andate a un giornalista di esperienza e a una giovane: Gianfranco Pensavalli, di “Magma”, cronista evergreen, è stato il primo a trovare le notizie poi approfondite dall’inchiesta della “Civetta”; Alessandra Privitera, della Civetta, appena iscritta all’elenco pubblicisti, ha dato un fondamentale supporto ai colleghi Oddo e De Michele e sul palco ha voluto condividere il riconoscimento con tutta la redazione.
Emozionante all’inizio della serata condotta dai giornalisti Tiziana Martorana e Salvo Toscano, la lettura da parte dell’attrice Barbara Tabita di un’inchiesta di Francese, datata 1979, che fu pubblicata postuma. “Mette i brividi pensare che da allora molto poco è cambiato”, ha detto l’attrice siciliana dopo la sua performance. Il premio Giuseppe Francese per i giovani gironalisti è andato al palermitano Gaetano Pecoraro di Piazza Pulita. Consegnati anche riconoscimenti alla Tgr della Rai per i servizi realizzati per il ventennale delle stragi del ’92 (premio ritirato da Fabrizio Maffei e Vincenzo Morgante), al blog dipalermo.it (sul palco Gery Palazzotto e Francesco Massaro) e al Centro Pio La Torre per la rivista A Sud d’Europa (premiat Vito Lo Monaco e Angelo Meli). Nel corso della serata anche buona musica jazz con la voce di Alba Plano.
[estratto da: http://livesicilia.it/2012/10/05/premio-mario-francese-2012-tra-dibattiti-e-riconoscimenti_193447/]