"Per troppo tempo ci si è vergognati di essere siciliani, per paura di essere additati come dei mafiosi. Forse perché abbiamo saputo raccontare troppo bene di personaggi come Totò Riina, e abbiamo parlato troppo poco, o spesso affatto, di Mario Francese e di persone come lui. È grazie a persone come Mario Francese che dobbiamo essere fieri di essere siciliani". Parole pronunciate da Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, autore del film 'La mafia uccide solo d'estate', durante la consegna del premio giornalistico intitolato a Mario Francese, il cronista del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979. Una edizione del premio diversa da tutte quelle precedenti. L'Ordine dei giornalisti, che non riceve più alcun contributo dalla Regione, si è impegnato a portarlo avanti, con a fianco la famiglia Francese, con l'obiettivo di rinnovarlo, guardando al mondo dei giovani. E per la prima volta la cerimonia di consegna, lunedì 27 gennaio a Palermo, si è svolta in una scuola, nell'Aula Magna dell'Istituto alberghiero Piazza di corso dei Mille che sorge nell'ex Molino Virga, confiscato alla mafia. È stato proprio l'Istituto Piazza, dopo un incontro nei mesi scorsi con Giulio Francese, figlio di Mario, a chiedere di potere ospitare il premio Francese. E al giornalista ucciso, per iniziativa del Dirigente Scolastico Rosolino Aricò, è stata intitolata l'aula magna in cui si è svolta la cerimonia del Premio. "Da oggi - ha detto il preside Aricò - questa è la casa di Mario Francese e nel suo nome, in collaborazione con l'Ordine dei giornalisti e con Giulio Francese ci impegniamo a portare avanti un percorso di legalità per i nostri studenti".
Protagonista molto atteso, ovviamente, Pif. Gli è stata riconosciuta dai giurati la capacità di raccontare, senza retorica, la mafia ai più giovani, nel solco di quella innovazione del linguaggio che fu propria di Mario Francese. "Abbiamo voluto premiare lo scrupolo e il modo creativo utilizzato da Pif – ha detto Riccardo Arena, presidente Odg Sicilia - che ha dimostrato, pur non essendo giornalista, di saper fare questo mestiere. E a lui consegniamo anche una 'tessera ad honorem', che vuole essere un invito perché si iscriva nell'ordine dei giornalisti".
Pif con la consueta ironia ha cercato, senza riuscirci, di nascondere la sua emozione. "Tutti noi siciliani in realtà siamo sempre stati consapevoli dell'esistenza della mafia, quello che per decenni abbiamo negato è stata la pericolosità della mafia, fino a quando le bombe del 1992 non hanno spazzato anche la rassegnazione - ha detto - . Temevo il giudizio dei palermitani perché con questo film ho raccontato la nostra tragedia. Questo premio mi terrorizza e mi onora allo stesso tempo". E ha aggiunto: "Confesso che pur avendo vissuto nella zona di viale delle Magnolie ho ignorato per anni l'esistenza della targa intitolata a Mario Francese, scena che poi ho ripreso e inserito nel film. Mi piacerebbe che anche il Sindaco di Palermo aiutasse a far tenere pulito quel luogo per ricordare a tutti i cittadini che lì è successo qualcosa di importante". E proprio il giorno precedente al Premio, nel giorno del 35.mo anniversario del delitto, in Viale Campania, l'aiuola che ospita la lapide che ricorda il cronista fatto fuori senza pietà da Leoluca Bagarella, è stata rimessa a posto dal comune, con palme e alberi ad alto fusto, e ribattezzata "spazio verde Mario Francese".
Toccante e significativo l'altro momento clou della cerimonia, quello della consegna del premio Giuseppe Francese, figlio di Mario, morto suicida nel 2002, a soli 36 anni. Il premio è stato consegnato da Giulio Francese a Ester Castano, giovanissima giornalista precaria che ha scritto delle infiltrazioni della 'ndrangheta nel Comune lombardo di Sedriano. E mentre sul maxi schermo dell'aula magna scorreva un video con le ultime immagini di Giuseppe, Giulio Francese ha voluto sottolineare l'importanza di questo premio, non meno importante - ha sottolineato - di quello intitolato al padre. Un premio che guarda ai giovani e al loro impegno. "Giuseppe aveva 12 anni quando è morto papà, ma nonostante il dolore e il grande vuoto che si è creato dentro di lui, non ha mai ceduto alla rassegnazione, battendosi fino all'ultimo per il riconoscimento del valore di suo padre, per ottenere per lui verità e giustizia. Ha raccolto per anni gli articoli di papà. Se oggi possiamo leggerli sul nuovo sito www.marioegiuseppefrancese.it lo dobbiamo alla sua pazienza e alla sua fatica. Lui, dipendente regionale - ha continuato Giulio - è diventato giornalista perchè gli altri giornalisti tacevano, ha scritto di suo padre e di altre vittime innocenti di mafia rimasti senza giustizia, ha studiato le inchieste di Mario Francese al punto da diventare pure lui un grande conoscitore della mafia. Le sue analisi, le sue ricostruzioni sono state fondamentali per far riaprire l'inchiesta e approdare dopo oltre 20 anni a un processo, con la condanna dimezza cupola. Senza la determinazione di Giuseppe non ci sarebbe stato tutto questo e forse non saremmo neppure qui a parlare oggi di Mario Francese. Giuseppe ha saputo cambiare le cose ed è un esempio per i giovani. A loro dico: se ci credete, se lo volete veramente, potete davvero cambiare il mondo. Ester Castano si muove in questo solco".
Emozionatissima la premiata, 23 anni, origini siracusane. Più volte minacciata, ha fatto emergere le infiltrazioni della 'Ndrangheta nel Comune di Sedriano, poi sciolto per mafia. "Le querele sono una minaccia legalizzata per chi viene pagato 5 euro lorde a pezzo - ha detto - Un'informazione libera può davvero migliorare il Paese, probabilmente se i grandi editori investissero su di noi avremmo tutti un futuro migliore".
Il Premio Francese si è svolto quest'anno il 27 gennaio, Giorno della memoria, e ha voluto contribuire al ricordo della Shoah premiando il regista Ruggero Gabbai, autore di lavori sul valore della memoria nell'Olocausto con i documentari "Memoria" e il più recente "Il viaggio più lungo", e del film "Io ricordo", che racconta la mafia e la strage di innocenti in Sicilia. Significativi anche i premi a due coraggiosi sindaci donna: Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, e Lea Savona, sindaco di Corleone, che ha avuto il coraggio di chiedere scusa per il sangue versato dai "corleonesi" Riina, Provenzano e Bagarella e che il 25 gennaio scorso ha intitolato una importante piazza di Corleone a Mario e Giuseppe Francese.
Altri riconoscimenti sono stati assegnati ai cronisti Delia Parrinello e Franco Viviano, inviato di Repubblica, ad Antonio Condorelli, giovane giornalista impegnato sul fronte della cronaca nera e giudiziaria a Catania. Un riconoscimento anche a Valerio Cataldi, del Tg2, autore dello scoop sul trattamento antiscabbia nel Centro di accoglienza di Lampedusa.